8 dicembre 2008

Frutta secca che fa bene

Il consumo giornaliero di 4 noci influenza favorevolmente i livelli degli acidi grassi omega3 a lunga catena.

Un recente articolo che ho dedicato alla frutta secca ha provocato più interesse di quanto potessi prevedere, considerato l'aumento delle e-mail che mi richiedono precisazioni su argomenti dove il sentito dire tradizionale è in contrasto con le asserzioni più recenti del mondo scientifico.

Ha ridestato, infatti, qualche stupore la mia proposta di inserire noci o mandorle, notoriamente ricche di calorie e considerate come un genere voluttuario, nelle diete ipocaloriche destinate a persone in sovrappeso.

In effetti, la parte edibile di due o tre noci ha un peso talmente modesto da non influire negativamente sull'apporto calorico complessivo della dieta; viceversa, la presenza di alcuni nutrienti plastico-protettivi è fondamentale in qualsiasi dieta e si è dimostrata spesso carente nelle diete ipocaloriche, sia pure relativamente equilibrate, quando il totale calorico è attorno alle 1.200-1.400 kcal/die.

Nel "fai da te" o con i suggerimenti "pratici" dei troppi che si occupano di diete senza la dovuta competenza, si tiene forse conto del ferro, del calcio ma quasi sempre si trascura il fabbisogno di fibre, antiossidanti, acidi grassi essenziali o altri nutrienti non meno utili, sia pure in dosi modestissime.

Non per amore del paradosso ho precisato su questa rubrica che gli integratori vitaminico-minerali sono più utili o necessari a chi deve seguire diete da fame per lunghi periodi (gli obesi devono convincersi che nella maggior parte dei casi la dieta ipocalorica è per loro una prescrizione a vita!), piuttosto che per degli sportivi, perfettamente nutriti da diete variate e normocaloriche.

Negli ultimi anni sono comparsi sulla letteratura scientifica diversi lavori che associano al consumo di acido alfa-linolenico una riduzione del rischio cardiovascolare. La frutta secca cosiddetta a guscio (noci e mandorle in particolare) rappresenta nel mondo vegetale una delle fonti più ricche di questo particolare acido grasso, progenitore nel nostro organismo di una cascata di derivati potenzialmente utili.

Anche un recente studio pubblicato da ricercatori italiani conclude che il consumo giornaliero di 4 noci (in aggiunta alla dieta abituale) ha influenzato favorevolmente i livelli degli acidi grassi omega3 a lunga catena. E' a tutti noto, ormai da tempo, che gli acidi grassi omega3 di derivazione essenzialmente marina (EPA e DHA, contenuti in particolare nella trota, salmone e pesce azzurro) sono in grado di interferire favorevolmente sulla prevenzione e perfino sul trattamento non soltanto delle patologie cardiovascolari ma anche in alcune malattie a base autoimmune.

Considerato che, in particolare i ragazzi ma anche molti adulti, non prediligono né il pesce, né le verdure, sembra utile segnalare che il ricorso abituale a qualche noce è un'utile fonte alternativa di acido alfa linolenico e conseguentemente di eicosapentaenoico (EPA).

Eugenio Del Toma

(16 - 10 - 2008)

www.repubblica.it

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