La cosa più visibile è che adesso i prodotti possono chiamarsi “biologici”. Il regolamento precedente imponeva che si indicasse “da agricoltura biologica” mentre ora è possibile utilizzare l’aggettivo “biologico”. Troveremo presto sulle etichette scritte come latte biologico, pasta biologica, e così via, e questo renderà tutto più immediato e più facile per i consumatori. Altra regola importante introdotta è che queste parole sono ancora più protette. Prima un’azienda non biologica poteva chiamarsi “biofragole” piuttosto che “ecologica pincopallino” e riportarlo in etichetta. Ora non è più possibile. Un’azienda può avere un nome che fa riferimento al biologico, all’organico o all’ecologico solo se produce biologico certificato.
Maggior garanzie per il consumatore e per il produttore, quindi?
Certo, non ci si può spacciare per produttori bio quando non lo si è.
Altri cambiamenti importanti?
Fino al 2008 si potevano produrre alimenti con una percentuale tra il 70 e il 95 per cento di ingredienti bio. Questa categoria ora non esiste più: un prodotto biologico deve contenere almeno il 95 per cento di ingredienti da agricoltura biologica. Questo non si significa che si possa produrre, ad esempio, un riso per il 95 per bio e il 5 per cento non bio! Quel 5 per cento di non bio consentito è sempre e solo riferito a ingredienti che è ancora difficile reperire come biologici in Europa, come certe spezie particolari. Si tratta sempre e comunque di ingredienti presenti in piccolissime percentuali.
Altra novità è che si possono introdurre ed evidenziare in etichetta singoli ingredienti biologici. Ciò significa che anche se un prodotto non è etichettato come bio, sarà possibile verificare se nell’elenco degli ingredienti ce n’è uno biologico. Questa è un’innovazione per i prodotti che non possono per definizione essere biologici, come ad esempio i funghi spontanei o i prodotti della pesca. L’esempio più eclatante è quello che riguarda il tonno sott’olio: stanno cominciando a comparire sul mercato confezioni di tonno in olio extravergine di oliva biologico.
Infine va detto che questo nuovo regolamento considera il biologico in maniera “olistica”, perché riconosce il suo importante ruolo nei confronti dell’ecologia, dell’ambiente e del territorio. E questa è sicuramente un’ottima cosa.
A cura di Paola Magni
www.lifegate.it
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