27 maggio 2011

La lavandaia

Sedia accosta alla porta,
cesta ai piedi, sedeva
contro sole a rammendare
un lenzuolo di lino.
Sulle Fiandre lavorate
agosto muoveva i grani.

Lì, a dividere il vento con Sassonia
e Francia, sognavano i pioppi
al suo cancello, involati
a un’estasi d’estate. Chiocco
di chioccia sull’acciottolato;
cambio di posa all’ombra.

Come un pesce smuove l’acqua
e affonda senza macchia,
le battevano sotto il grembio
i talloni di maturazione.
Il cuore le cresceva teso e lieve,
come il guscio che fa scudo al chicco.

Torpidamente dal vano della porta
fissava la rimessa ed il podere,
i campi gialli che sdrucivano
intorno al germe accumulato,
la terra che si sarebbe stesa bianca
quando a lei fosse finito il tempo.

Il seminatore ingrassa l’acro,
le Fiandre volgono al caldo,
spulano i venti del Cielo
e le ruote macinano il grano.
Lei frugava nella cesta e riordinava
il suo lenzuolo scompigliato.


Thomas Kinsella
 

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