14 novembre 2013

Sul passo dello Julier in automobile



Rupi a strapiombo
, distese di massi
alghe grigiastre e smorte, verdi, rosse
cime di rocce aguzze erte al cielo
nubi impigliate alle creste come un velo
pozze d’acqua palustre mute e opache
vento tagliente e gelido a folate
squarci sanguigni come ferite inferte
alle alte pareti scabre e irte.
Una strada attraversa il paesaggio
sinuosa e netta, una volta passaggio
di eserciti, di pellegrini e viandanti
oggi soltanto di macchine rombanti.
E chi le guida si potrebbe rifugiare
nella quieta natura, nel cuore
dell’estate, lontano dal rumore:
ma non c'è tempo, bisogna andare, andare
a Bivio, a Coira, Parigi e Berlino.
E via, di corsa, ancor lungo è il cammino,
solo uno sguardo alle nubi tra le creste
alle opache pozze d’acqua palustre,
alle rocce grigie: l’automobile
ci trascina nella corsa inesorabile,
sale, discende, fugge via. Impassibile
il mondo di pietra s’erge ormai remoto
e troppo tardi noi pensiamo: “peccato...” 



Hermann Hesse

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