Lo Shintō può dirsi simile ad uno di quegli affascinanti paesaggi
giapponesi, come se ne osservano durante la stagione delle piogge,
quando intravedi appena tra misteriosi vapori e piume silenziose di nubi
le cime di alcuni monti, una cascata, un profilo di boschi, il tetto
curvo di un tempio lontano, ma devi poi completare con l’immaginazione
queste sparse e vaghe pennellate per ricostruire una topografia precisa.
Lo Shintō non vive di credi e di dogmi, ma di simboli ed intuizioni, di
suggerimenti e di sussurri, d’allusioni e di poesia, di riti, di una
liturgia accattivante, di architettura e giardini, di musiche, di
silenzi – ma anche poi all’improvviso di orgiastiche e tumultuose
espressioni popolari di gioia.
Fosco Maraini

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SUNDAYWALK and my CAT
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