27 settembre 2025

«Ho letto che i giapponesi mettono al primo posto non la passione, non il romanticismo, non i fiori nelle feste. Ma il rispetto dello spazio personale.
Lì non è consuetudine “entrare” uno nella vita dell’altro, interrogare, pretendere una fusione totale.
Da noi si dice: “Se ami – devi essere sempre accanto”.
Da loro: “Se ami – lascia respirare la persona”.
In Giappone esiste il concetto di "oyakate bukaeru" – è il silenzio accanto. Quando puoi sederti con una persona per un’ora senza parlare. Non perché siete offesi e vi ignorate. Ma perché state bene così.
Nella nostra cultura (almeno in passato) il silenzio era segno di un problema. Nella loro filosofia – segno di profondità.
E sì, concordo: la stabilità non è nelle parole, ma nel fatto che non hai bisogno di essere sempre interessante per non essere lasciato.
Nelle coppie giapponesi non c’è la smania di “stare sempre insieme”. È molto più normale che da noi dormire in stanze separate. Vacanze separate – non sono tradimento. Interessi diversi – non sono la fine.
Lì l’essenziale è non impedire all’altro di essere se stesso.
Da noi, molto probabilmente, questo verrebbe chiamato allontanamento.
Da loro, la felicità non è una funzione dell’altro, ma il risultato della pace interiore che porti nella coppia.
Secondo le statistiche, hanno meno divorzi. Meno scenate. Meno esaurimento.
Forse perché le relazioni si costruiscono non sul consumo, ma sul rispetto.
Sulla cura senza clamore…».

Tatiana Matveeva

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