Sono il maschio, perché morì mia madre.
Mi diedero indumenti da maschio per vestirmi:
camicia, pantaloni di panno
e delle scarpe rustiche che mi affaticano il passo.
Porto come me una fionda, un bastone ricurvo, e curo le pecore
mentre apro la bisaccia e lascio l’impronta dei denti
nell’oscura durezza del pane
e nella mezza forma di formaggio venata di grasso.
Mi fanno compagnia il mio cane e la paura
perché il giorno è immenso,
il campo infinito, e i miei sopracalzoni di cuoio
mi pesano come pietre sulla carne.
Juana Castro
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