30 giugno 2008

Il respiro che nel vetro
si perde è di un tempo che
non lascia scampo. Mentre
il guardare procede come un bisturi
fra invisibili ferite, tu parli e
voltata di spalle. Nei millimetri
o anni che ci separano, si ascolta
lo spazio bianco tra una parola
e l’altra.

Piergiorgio Viti




the artist - foto di salli soham

29 giugno 2008

Forse domani saremo altrove
oltre la barriera di queste illusioni
e nel silenzio anonimo andremo
a dormire ognuno dal proprio lato
con il pigiama di sempre.


Maria Cecilia Camozzi




Babalou - foto di kascam9

28 giugno 2008

Nel biancheggiar

Blu-grigi, bianchi e bianchi-rosa i fiori
antelucani dell’alba a occidente si son schiusi.
Sento nella morbidezza ombrosa un tremolio
di colore, quando sulla cetra
le dita sognanti di “lei” suscitano canti,
come quando la musica viva svanisce
ma non muore del tutto, perché per nostro amore
– sapendo il nostro stato,
quanto sia travagliato –
non vuol morire e lasciarci alla desolazione.

Ezra Pound




Catherine Zeta-Jones

27 giugno 2008

Il vento porta con sé pensieri
li trascina nell'aria secca
li rivolta tra le foglie del giardino
tra le pagine del libro aperto
innanzi a me
nel verde del tuo nome.


Maria Cecilia Camozzi



The scottish seascape - foto di Venkat Yarabati

26 giugno 2008

La despedida

Al volver de las rocas, donde sopla la brisa
y estrella el mar el agrio navío de su aroma,
la prolongada queja de un tren lejano abate
mi corazón rendido de pañuelos y adioses.
Y si amo el instante que de ti me separa
y cedo a la delicia de su ingrata hermosura,
que expirará mañana entre humo y abrazos;
si de nuevo renuncio a quedarme contigo
en la vida que oprimen con su broche los días
y convierte al amor en una estatuilla
de sal que se derrumba en un jardín estéril;
si elijo el gallardete de la pena, y el mundo
continúa lo mismo de bello porque es triste
con sus nubes sombrías y sus húmedos bosques,
es sólo porque debo perderme totalmente
y arrojar la amargura tan dentro de mí mismo
que por ella, algún día, sepa al fin que he vivido.

Vicente Núñez

De "Los días terrestres", 1957




The Ride - foto di Luis Montemayor

25 giugno 2008

Volo di rondine

La mia ora di vento amo e di luce,
e volti e sguardi – la danza leggera
del mio spirito sempre mi seduce –
rondine lungo i cieli della sera.

Sara Teasdale


foto di nahuhol

24 giugno 2008

L'arte rende sacro

TI RICICLO IN ARTE/Storie di plastica, carta, alluminio e vetro

Periodo: dal 5 al 14 luglio 2008
Sede: Chiesa Romanica di San Francesco
Indirizzo: Piazza San Francesco
Città: Capranica (VT)

Vernissage: sabato 5 luglio 2008 ore 18.00 (Cocktail)
Orario di apertura: martedì/domenica: h. 16.00 - 20.00 - lunedì chiuso
Ingresso: libero
A cura: Antonietta Campilongo
Progetto di N E W O R L D ART
Idee e progetti per un mondo sostenibile
Testi e presentazione: Francesco Giulio Farachi
Presentazione: Pier Maurizio Greco



L’Arte rende sacro

Di primo acchito, “Ti riciclo in arte” può suonare una sorta di affermazione contraddittoria o paradossale. Quasi in automatico, all’ idea di “prodotto artistico” viene ipso dicto associata quella di novità, originalità ed unicità, senza che peraltro questo passaggio logico sia pacificamente assodato e condiviso. A ben pensarci, è una bella responsabilità affermare scientemente tale associazione, dacché hanno decretato da Duchamp in poi scuole, maestri ed epigoni dell’arte trovata e ritrovata; anzi, quello dell’innovazione è per definizione un valore sfuggente transitorio contingente, a volte arlecchinesco, un po’ una pezza a colore, inadatto quindi alla impassibile perennità dell’Arte. Però tant’è; e perciò accostare “arte” (uguale “novità”) con “riciclo” (uguale “uso più volte la stessa cosa”) va a sembrare un sottile controsenso. Ma invece poi, appunto a ben guardare, le due cose stanno così bene insieme che sono intimamente legate da che mondo è mondo. Credo si possa convenire, il prodotto d’Arte non è null’altro che un esito di metamorfosi, un prendere e fare altro, e poi in aggiunta, un utilizzo ed una sublimazione del superfluo, un “secondo livello di lettura”, un sovrappiù di senso che, per genialità di chi lo immette, e per sensibilità di chi lo riscontra, viene ad incorporarsi all’opera dell’Uomo. Ordunque, a voler fare dell’ironia di bassissima lega, si potrebbe dire che l’epoca attuale è fortunatissima, perché mai come ora l’Uomo ha tanto materiale adatto e pronto per l’espressione della sua creatività. Perché oggi come oggi, proprio lo scarto ed il superfluo, la spazzatura e l’oggetto usato, sono sì il problema sociale, economico, sanitario, ecologico che ben conosciamo, ma sono anche occasione e realtà per l’imporsi di stile e di linguaggio, di comunicazione e di relazioni, più brevemente, sono diventati materiali per l’Arte.

E qui il discorso si complica, o meglio si articola in modo interessante. Sempre a prima vista, l’azione che il sistema artistico sta svolgendo avendo come punto di attenzione i consumi e le relative conseguenze, sembra principalmente essere un’azione di denuncia e di allarme. Non è proprio così. E questa mostra ne costituisce una buona e significativa evidenza. Ogni opera d’Arte rende sacra se stessa, riveste la materia di cui è fatta di quell’aura misteriosa e seducente, di quell’alone metafisico e spirituale che santifica e rende taumaturgico il tocco. Manzoni (Piero) docet.

Dunque stiamo attenti. Da un lato, tutti abbiamo presenti l’assillo ecologico, il problema dei rifiuti e di una civiltà globalizzata soprattutto nella corsa al consumo, le prospettive catastrofiche di un pianeta diviso fra aree, sempre più ristrette, di riserve naturali, ed immensi territori destinati a discarica, occupati da impianti di trasformazione, stoccaggio, termodistruzione dei rifiuti. Dall’altro, questa invadenza sta assumendo il tenore di un’assuefazione, di un Matrix che omologa ed anestetizza, lenisce e trasfigura le nostre schiavitù, ce le restituisce indispensabili, ce le ritorna persino belle. Gli artisti assumono dunque la scoria come moderno materiale di creazione, lo reimpiegano in funzione estetica prima che di messaggio, e così ridanno il senso alla materia, riconducono, proprio con le loro operazioni visionarie inventate astruse, ogni materia alla sua essenza primaria, alla sua corporeità più o meno malleabile, alla constatazione che quanto è ferro, legno, vernice o plastica, sempre ferro o legno o vernice o plastica rimane. La funzione di un oggetto può terminare, il logorio può più o meno farne cessare l’uso o l’apprezzamento, ma non ne può annullare l’essenza. E quindi la persistenza (bramata) dell’Arte sfida e gioca la persistenza (deprecata) della materia (almeno di quella sovrabbondante ed inutile).

Ecco dove ci porta il lavoro degli artisti, di tutti questi artisti, come al solito, a ragionare sull’entità delle cose, delle azioni, dei tempi. L’Arte, come deve essere, guarda al mondo da un altro punto di vista rispetto al superficiale senso comune, cerca per istinto ed indole propria cos’altro c’è dietro la facciata, il primo sguardo, l’idea non ragionata. Questa raccolta di materie riciclate, ri-digerite, masticate e ruminate, sono opere diverse perché utilizzano un diverso linguaggio per esprimere un diverso sentire. Non è meramente una recidiva alla centralità concettuale della materia, che è stato obiettivo per l’Arte povera; né alla pura oggettivazione dell’oggetto, a cui si applicò il Nuovo Realismo; né, tanto meno, alla luminosa ossessione della merce, dello status symbol e dell’immagine, come ha messo in luce la Pop Art. E qui sarà pure evidente la ricerca “in fieri”, alcune idee e realizzazioni dichiarano una beata acerbità. Ma è un’acerbità appunto ingenua, fresca e vitale ed energica come può esserlo solo la voglia di creare e di urlare e di far vedere al mondo di che pasta è fatto questo tempo. Dalla materia si possono tirar fuori sogni e lucidità, si può, come in questo caso, sublimare problemi ed angosce in una miriade strabiliante di armonie, e proprio attraverso tale sublimazione renderli presenti alla coscienza, evidenti e rinfacciati, denunciati e costantemente ricordati all’attenzione.

(francesco giulio farachi)


Vernissage sabato 5 luglio 2008 ore 18.00 (Cocktail)
Chiesa Romanica di San Francesco
Piazza San Francesco
Capranica (VT)


Artisti:
Simona Abruzzini, Roberto Angiolillo, Rosella Barretta, Gian Paolo Bonani, Marco Bonura, Elena Bonuglia, Nello Bruno, Maria Cecilia Camozzi, Antonietta Campilongo, Adriana Cappelli, Silvia Castaldo, Antonella Catini, Enzo Correnti, Anna Costantini, Arianna De Benedetti, Paola de Santis, Alfredo Di Bacco, Daniela Foschi, Ambrogio Galbiati, Marco Gerbi, Pier Maurizio Greco, Laura Leo, Loris Manasia, Gabriella Marchi, Stefano Marziali, Mariella Miceli, Juan José Molina Gallardo, Sante Muro, Giovanni Novi, Albino Palamara, Aldo Palma, Simonetta Pizzarotti, Elettra Porfiri, Loredana Raciti, Fiorella Saura, Gianluca Tamorri, Antonio Taschini, Daniela Viglioglia, Giuseppe Viglione, Zago, Zoro.

info: www.campilongo.it http://www.comune.capranica.vt.it/

anto.camp@fastwebnet.it
tel. 339 4394399 - 0761660021


Colourful - foto di Maria Cecilia Camozzi

23 giugno 2008

LA LLAMA

Hoy comienzo a escribir como quien llora.
No de rabia, o dolor, o pasión.
Comienzo a escribir como quien llora
de plenitud saciado,
como quien lleva un mar dentro del pecho,
como si el ojo contuviera toda
esa inmensa colmena que es el firmamento
en su breve pupila.

Me enciendo por pasadas plenitudes
y por estas presentes enmudezco.
Lloro por tener cerca una mujer,
por el agua de un monte
que suena entre cipreses en un lugar de Grecia;
lloro porque en los ojos de mi perro
hallo la humanidad, por la arrebatadora
música que quizá no merecemos,
por dormir tantas noches en sosiego profundo
bajo el icono y en su luz d oro,
y por la mansedumbre de la vela,
que sólo es eso, llama.

Comienzo a escribir y también la escritura
llora, porque respira y quema, porque pasa.
Qué gran gozo sentirme
yo mismo esa palabra que va ardiendo.
(Porque yo también ardo y también paso.)

Contemplo una llama muy quieta en la penumbra
de suaves jardines,
a la orilla de un mar calmo y antiguo,
y me voy encendiendo con la dicha
de saber que no existe otra verdad
que no sea esa llama, es decir,
la del amor que es don y que es condena.

Son llamas las palabras y son llamas los ojos,
que lloran sin llorar por el ser que yo fui
(aquel fuego cansado que temblaba
junto a otros jardines de otro mar)
y por el ser que ahora está mirando
fijamente una llama,
y que es, en soledad, la llama más gozosa.

Antonio Colinas




da una scena del film "Tristan & Isolde"

22 giugno 2008

Se qualcuno vi domandasse come sono le Huri,
mostrate il vostro volto e dite: così!
Se qualcuno vi chiede della luna,
arrampicatevi sul tetto e dite: così!
Se qualcuno cerca una fata,
lasciatelo che veda la vostra espressione,
Se qualcuno vi chiede l'odore del muschio,
sciogliete i vostri capelli e dite: è così!
Se qualcuno vi chiede: "Come fanno le nuvole a coprire la luna?"
slegate i lacci del vostro abito, nodo per nodo e dite: così!
Se qualcuno vi chiede: "Come Gesù resuscitò il morto?"
baciatemi sulle labbra e dite: così!
Se qualcuno vi chiede: "Come sono coloro uccisi per amore?"
mandateli a me e dite: così!
Se qualcuno vi chiede quanto sono alto,
mostrategli le vostre sopracciglia e dite: così!

Jalal al-Din Rumi




Restaurant table 17 - foto di Cedric's pics

21 giugno 2008

¿QUÉ SERÁ?

A mí
(como a ti)
me abrieron el pecho,
me sacaron algo
y lo cerraron.

Ahora
(como tú)
busco aquello,
que no sé lo que es,
pero me falta.

¿Serás tú o seré yo lo que busco?


RAFAEL REYES LÓPEZ DE NEIRA





Mouse? - foto di wildcardpoet

20 giugno 2008

SITIO DE AMOR

Sitio de amor, lugar en que he vivido
de lejos, tú, ignorada,
amada que he callado, mirada que no he visto,
mentira que me dije y no he creído:

(Ésta es la última vez que yo te quiero.
En serio te lo digo.)

Cosas que no conozco, que no he aprendido,
contigo, ahora, aquí, las he aprendido.

En ti creció mi corazón.
En ti mi angustia se hizo.
Amada, lugar en que descanso,
silencio en que me aflijo.

(Cuando miro tus ojos
pienso en un hijo.)

Hay horas, horas, horas, en que estás tan ausente
que todo te lo digo.

Tu corazón a flor de piel, tus manos,
tu sonrisa perdida alrededor de un grito,
ese tu corazón de nuevo, tan pobre, tan sencillo,
ese tu andar buscándome por donde yo no he ido:

Todo eso que tú haces y no haces a veces
es como para estarse peleando contigo.

Niña de los espantos, mi corazón caído,
ya ves, amada, niña, qué cosas dijo.


Jaime Sabines




Lonely Fig Tree - foto di rohaberl

19 giugno 2008

Prender paese

Nella terra del pascolo giunsi
quand'era già notte,
fiutando le cicatrici nei prati
e il vento, prima che si levasse.
L'amore più non pascolava,
le campane erano spente
e i cespugli affranti.

Un corno piantato nel terreno,
ostinato dalla guidaiola,
confitto nel buio.

Dalla terra lo presi,
al cielo lo levai
con piena forza.

Per colmare
questo paese con suoni
soffiai nel corno,
volendo nel vento incombente
e tra steli increspati
vivere di ogni origine!

Ingeborg Bachmann



La Serenissima - foto di Maria Cecilia Camozzi

18 giugno 2008

Sale di Cervia

Le origini delle saline di Cervia si perdono nell’antichità; qualcuno le ricollega alla presenza etrusca, altri alla colonizzazione greca. Quel che è certo è che già ai tempi dei Romani la produzione del sale in queste zone era florida e fonte di ricchi commerci.

Nel Medioevo, il sale di Cervia è fondamentale per l’economia di tutta la Romagna e occupa, via via, bacini sempre più ampi. La crescita è tale che, nel 1698, l’antico borgo di Cervia, ormai insidiato dalle acque, deve essere “smontato” e ricostruito di sana pianta a due chilometri di distanza. A testimonianza del suo passato legato alla produzione del sale ci sono i Magazzini del Sale, la torre di San Michele e il quadrilatero delle case dei salinari nel centro storico della città.
Nel 1959 la proprietà delle saline passa ai Monopoli di Stato e, contestualmente, la direzione decide di trasformare i 144 bacini saliferi, a raccolta multipla, in un unico grande specchio d'acqua, dove effettuare la raccolta solo una volta all’anno e con mezzi meccanici, secondo il metodo cosiddetto “francese”. Nel 1998 decisioni governative impongono la cessazione della produzione ma il Comune di Cervia decide di farsi carico delle saline e nasce la Società di gestione Parco della Salina di Cervia. Per il suo alto valore naturalistico e paesaggistico, la salina è riconosciuta come area umida di importanza internazionale e diventa parte del Parco Regionale Delta del Po Emilia-Romagna. In uno dei bacini la raccolta del sale avviene ancora secondo l’antico sistema artigianale cervese: la salina Camillone. Il sistema tradizionale “a raccolta multipla” si adatta perfettamente alle difficili condizioni climatiche dell’Adriatico: non a caso si praticava solo a Cervia.

La raccolta avveniva ogni giorno: ogni salinaio divideva il proprio bacino di raccolta, l’ultimo dopo i diversi passaggi in vasche di evaporazione, in cinque piccoli settori. Ogni giorno raccoglieva il contenuto di un settore e, in cinque giorni, esauriva tutto il sale. Ciò impediva la formazione dei sali più “amari”, come i cloruri di potassio e di magnesio, che richiedono più tempo per cristallizzare e concentrazioni saline più elevate, difficili da raggiungere alle temperature medie di quest’area. Nel 1989 si costituisce l’Associazione Culturale Civiltà Salinara, formata da alcuni salinai che hanno lavorato tutta la vita nelle saline di Cervia. L’obiettivo è creare un vero e proprio museo del sale e delle tradizioni salinare che oggi è ospitato nell’antico Magazzino del Sale della città ma, soprattutto, gestire secondo tradizione il piccolo bacino numero 89, ovvero la salina Camillone.

A cura della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus

17 giugno 2008

Credevo che il mio viaggio
fosse giunto alla fine
mancandomi oramai le forze.

Credevo che la strada
davanti a me
fosse chiusa
e le provviste esaurite.

Credevo che fosse giunto
il tempo
di trovare riposo
in una oscurità pregna
di silenzio.

Scopro invece che i tuoi
progetti
per me non sono finiti
e quando le parole ormai
vecchie
muoiono sulle mie labbra
nuove melodie nascono dal
cuore;
e dove ho perduto le tracce
dei vecchi sentieri
un nuovo paese mi si apre
con tutte le sue meraviglie.

Rabindranath Tagore





pecore finlandesi (foto da file pps)

16 giugno 2008

XVII sonetto

Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio
o freccia di garofani che propagano il fuoco:
t'amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, tra l'ombra e l'anima.


T'amo come la pianta che non fiorisce e reca
dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori;
grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo
il concentrato aroma che ascese dalla terra.


T'amo senza sapere come, né quando, né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio:
così ti amo perché non so amare altrimenti


che così, in questo modo in cui non sono e non sei,
così vicino che la tua mano sul mio petto è mia,
così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno.


Pablo Neruda




ribes - foto di Maria Cecilia Camozzi

15 giugno 2008

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l'amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, non sarei nulla.
E se distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi l'amore, niente mi giova.

L'amore è paziente, è benigno l'amore; non è invidioso l'amore, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode della ingiustizia, ma si compiace della verità
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

dalla prima Lettera di San Paolo ai Corinzi



solitar - foto di juanflauta

14 giugno 2008

5

Un pugno d'arena potea nascondere il
Tuo segno, quando io ne ignoravo il
significato.
Or che sono più savio, leggo il Tuo
segno in quanto dianzi lo nascondeva.

E' dipinto sulle corolle dei fiori, è
portato scintillante sulla spuma dell'onda,
è innalzato in vetta alle colline.
Distolta la faccia da Te, io scorgevo
le lettere a rovescio: onde non potevo
coglierne il senso.

Rabindranath Tagore



Busy Bees - foto di maria cecilia camozzi

13 giugno 2008

Bonaccia

Sull'acqua regna una calma profonda,
immobile il mare riposa,
trepidante il nocchiero guarda
attorno la liscia distesa.
Non un soffio da nessuna parte:
quiete mortale, tremenda!
Sulla superficie immensa
non si muove neppure un'onda.

Johann Wolfgang Goethe



Cyprus, 2007 - foto di AlexEdg

12 giugno 2008

Morte nell’oblio

Io so che esisto
perché tu mi immagini.
Sono alto perché tu mi credi
alto, e chiaro perché tu mi guardi
con occhi buoni,
con sguardo chiaro.
Il tuo pensiero mi rende
intelligente, e nella tua semplice
tenerezza, anch’io sono semplice
e buono.
Ma se tu mi dimentichi
morirò senza che nessuno
lo sappia. Vedranno vivo
il mio corpo, ma sarà un altro uomo
– oscuro, goffo, cattivo – colui che l’abiterà...


Ángel González



James Franco and Sophia Myles in "Tristan & Isolde"

11 giugno 2008

il cielo stellato sopra di me

"Due cose riempono l'animo con sempre nuovo e crescente stupore e venerazione, quanto più spesso e accuratamente la riflessione se ne occupa: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me . Entrambe le cose non posso cercarle e semplicemente supporle come fossero nascoste nell'oscurità o nel trascendente, al di fuori del mio orizzonte; io le vedo davanti a me e le collego immediatamente con la coscienza della mia esistenza. Il primo comincia dal luogo che io occupo nel mondo sensibile esterno, ed estende la connessione in cui mi trovo nell'infinitamente grande, con mondi sopra mondi e sistemi di sistemi, e inoltre nei tempi illimitati del loro movimento periodico, nel loro inizio e nella loro continuità. La seconda comincia dalla mia invisibile identità, la personalità, e mi pone in un mondo che possiede vera infinità, ma di cui si può accorgere solo l'intelletto, e con il quale (ma grazie ad esso anche con tutti quei mondi visibili) io non mi riconosco, come là, in una connessione puramente accidentale, ma in una necessaria e universale. Il primo sguardo di una innumerabile quantità di mondi per così dire annienta la mia importanza, che è quella di una creatura animale, che dovrà restituire ai pianeti la materia da cui è sorta, dopo essere stata dotata per breve tempo (non si sa come) di forza vitale. Il secondo al contrario innalza infinitamente il mio valore, che è quello di una intelligenza, grazie alla mia personalità, nella quale la legge morale mi rivela una vita indipendente dall'animalità e anche dall'intero mondo sensibile, perlomeno quanto può essere dedotto dalla destinazione finale della mia esistenza attraverso questa legge, che non è limitata alla condizioni e ai confini di questa vita, ma si estende all'infinito. Però, stupore e rispetto possono sì spingere alla ricerca, ma non sostituirne la mancanza. ..."

I. KANT - Critica Ragione pratica, A 287-290





Maria Cecilia & Mikiru

10 giugno 2008

Amo il pezzo di terra che tu sei,
perchè delle praterie planetarie
altra stella non ho. Tu ripeti
la moltiplicazione dell'Universo
I tuoi occhi sono la luce che posseggo
delle costellazioni sconfitte,
la tua pelle palpita come le strade
che percorre la meteora nella pioggia.
Di tanta luna furon per me i tuoi fianchi
di tutto il sole la tua bocca e la sua delizia,
di tanta luce ardente come miele nell'ombra
il tuo cuore arso da lunghi raggi rossi,
e così percorro il fuoco della tua forma baciandoti,
piccola e planetaria, colomba e geografia.


Pablo Neruda



Palace - foto di CinemaCowgirl

9 giugno 2008

È venuto per leggere

E' venuto per leggere. Aperti,
due, tre libri, di storici e poeti.
Ha letto appena per dieci minuti.
Poi basta. Sul divano
sonnecchia. E' tutto intero dei suoi libri
- pure, ha ventitré anni; è molto bello.
E questo pomeriggio è passato l'amore
nella carne stupenda, nella bocca.
Nella sua carne ch'è tutta beltà
corsa è la febbre della voluttà.
Senza grottesche remore alla forma del piacere…

Costantino Kavafis



Blue Hotel, Balancing, 1990 - foto di Karel Fonteyne

8 giugno 2008

Sull'amore

Allora Almitra disse: parlaci dell'Amore.
E lui sollevò la stessa e scrutò il popolo e su di esso calò una grande quiete. E con voce ferma disse:
Quando l'amore vi chiama, seguitelo.
Anche se le sue vie sono dure e scoscese.
e quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui.
Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire.
E quando vi parla, abbiate fede in lui,
Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino.

Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge. E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole,
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Come covoni di grano vi accoglie in sé.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dai gusci.
Vi macina per farvi neve.
Vi lavora come pasta fin quando non siate cedevoli.
E vi affida alla sua sacra fiamma perché siate il pane sacro della mensa di Dio.

Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere,
Allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore,
Nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.

L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.

Quando amate non dovreste dire:" Ho Dio nel cuore ", ma piuttosto, " Io sono nel cuore di Dio ".
E non crediate di guidare l'amore, perché se vi ritiene degni è lui che vi guida.

L'amore non vuole che compiersi.
Ma se amate e se è inevitabile che abbiate desideri, i vostri desideri hanno da essere questi:
Dissolversi e imitare lo scorrere del ruscello che canta la sua melodia nella notte.
Conoscere la pena di troppa tenerezza.
Essere trafitti dalla vostra stessa comprensione d'amore,
E sanguinare condiscendenti e gioiosi.
Destarsi all'alba con cuore alato e rendere grazie per un altro giorno d'amore;
Riposare nell'ora del meriggio e meditare sull'estasi d'amore;
Grati, rincasare la sera;
E addormentarsi con una preghiera in cuore per l'amato e un canto di lode sulle labbra.

Kahlil Gibran



baby english wild rabbit - foto di markfftang

6 giugno 2008

Mille strade

Hai gettato un’ombra bella e dura
sui miei giorni inquieti. Intorno a essa

la luce è si fatta incredibilmente forte.
Mille strade d’un tratto sono andate verso il mare.

Henrik Nordbrandt



La Celestia - foto di Angelo Greco

5 giugno 2008

umile splende

radicata nel tufo

l'erba d'aprile


pasquale valente




4 - foto di Ezra Caldwell fast boy

4 giugno 2008

Stranezze della natura... o i soliti maschi?

Orchidee si fanno sexy per sedurre l'ape maschio

Il profumo delle orchide è affascinante per gli essere umani, ma è molto afrodisiaco anche per alcuni insetti. La ophtys exaltata emette un odore così esotico e irresistibile da far quasi "sbavare" i fuchi, che si precipitano sul fiore convinti di trovare una compagna, desiderosa di accoppiarsi con loro e "straniera", cioé appartenente ad un altro gruppo.
Un tiro mancino che consente alle orchidee
, spiega lo studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, di essere impollinate dal maschio, che scambia il fiore per un insetto. Nicolas Vereecken e Florian Schiestl, due ricercatori dell'università di Zurigo, hanno studiato le variazioni geografiche nei mix di ferormoni in 15 diverse popolazioni di api, e quello prodotto dall'orchidea Ophrys exaltata, scoprendo così che i fiori profumano in modo quasi identico alle api femmine.
Secondo gli studiosi accoppiarsi con "un'ape straniera"
è una soluzione scelta per variegare il patrimonio genetico del gruppo. Ecco perché i maschi si eccitano tanto per un profumo esotico. Nei test si è visto che se possono scegliere tra il profumo a base di ferormoni dall'ape della 'porta accanto' e quello della femmina di un'altra popolazione, scelgono il profumo nuovo nel 50% dei casi.


Tiscali News

3 giugno 2008

Avvenire

Ti chiamano avvenire
perché non vieni mai.
Ti chiamano: avvenire,
e sperano che tu venga
come docile animale
a mangiare nella loro mano.
Ma tu resti fermo
oltre le ore,
acquattato non si sa dove.
... Domani!
E domani sarà un altro giorno tranquillo,
un giorno come oggi, giovedì o martedì,
qualsiasi cosa e non quello
che ancora aspettiamo, ancora, sempre.

Ángel González



The extremist - foto di Philippe Sainte-Laudy

2 giugno 2008

Finché tu esisti,
finché il mio sguardo
ti cerca oltre le colline,
finché nulla
mi riempie il cuore
che non sia la tua immagine, e ci sia
una remota possibilità che sia viva
in qualche luogo, illuminata
da una luce – qualsiasi...
Finché
sento che tu esisti e ti chiami
così, con quel tuo nome
così piccolo,
continuerò come ora,
mia amata,
affranto dalla distanza,
sotto questo amore che cresce e non muore,
sotto questo amore che continua e mai finisce.

Ángel González


Audrey Hepburn

1 giugno 2008

Credevo di doverle
dire qualcosa,
quando i nostri sguardi s’incrociarono oltre la siepe.
Ma lei non si fermò.
Le parole che dovevo dire, notte e giorno,
scivolano come barche
sopra l’acqua,
o sembrano alzarsi nelle
nuvole autunnali
perennemente ansiose,
o cercano l’attimo perduto
nel tramonto, perdendosi
nei fiori tardivi.
Come una lucciola,
mi trema in fondo al cuore
il discorso che dovevo fare, per trovare il giusto
significato nella sua
fine disperata.

Rabindranath Tagore



dancing maid - foto di sallisoham

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